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Storia e filosofia di casa Zeni

8 DICEMBRE 1882 - La fondazione

Roberto Zeni, dopo lunga fatica, domande e pratiche a non finire, aveva ottenuto dalla autorità rappresentanti, nel SudTirolo l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I d’Ausburgo e Lorena, la licenza di aprire una osteria nei pressi del ponte sull’Adige.

Amici e conoscenti lo festeggiavano e in quella occasione, nonno Roberto Zeni, mesce un vino Teroldego ottenuto dalla prima vendemmia di alcune vigne in località "Pini".

Il Campo Rotaliano, culla del Teroldego, nasce proprio in quel periodo quando l‘imperatrice Lorena d’Asburgo fece eseguire la bonifica idraulica dell’imbrigliamento del fiume Adige e del torrente Noce, creando un terreno ideale alla coltivazione della vigna.

Anche il vigneto Pini con la bonifica s’amplia e con il passare degli anni il nonno acquista appezzamenti di terra vitata aggiungendo così le vigne Pinotti, Zaraosti, Broili, Sortì.

 

1974 - Tradizione e innovazione

L’attività dell’ultima generazione degli Zeni, nasce circa nel 1973 allorché i due fratelli Roberto e Andrea Zeni, ancora studenti presso la Scuola Enologica di S.Michele all’Adige, misero in bottiglia una piccola partita di Teroldego Rotaliano, circa mille bottiglie, presa in prestito dal padre Romano. Naturalmente queste bottiglie servirono a soddisfare le ugole asciutte dei professori, bidelli e colleghi di studio e qualche giornalista enoico.

Nel 1975, finiti gli studi, l’idea di sviluppare l’attività vitivinicola del padre si concretizza e quindi i due fratelli fondano due nuove società: l’Azienda Agricola R. Zeni e la Distilleria Zeni.

Lo scopo era di creare vini e grappe di qualità partendo sempre e immancabilmente dall’origine: per il vino quindi era fondamentale il vigneto, mentre in distilleria indispensabile la presenza dell’alambicco per poter distillare le vinacce della propria cantina.

Qualità quindi e non quantità: data la grande concorrenza settoriale, l’unica vera speranza per vendere la propria produzione con onore, era di rivolgere la commercializzazione verso nicchie di mercato orientate al prodotto di grande qualità, al prodotto innovativo o magari da coprire, alla insegna della ricercatezza e finezza; insomma un articolo da boutique.

Un progetto ambizioso, che comportava un grosso impegno in termini di lavoro e di organizzazione: la riconversione agricola, l’ammodernamento della cantina sia come struttura che come attrezzature, l’attivazione degli alambicchi e naturalmente l’organizzazione di vendita.

Nel 1988 l’azienda ha acquistato un maso di circa dodici ettari a vigna denominato Maso Nero, collocato sulla collina di Sorni, lungo la Strada del Vino a una altitudine di quattrocento metri, con esposizione sudovest e con una pendenza oscillante tra il 40 ed il 50%, terreno calcareo dolomitico.

Il maso, data la situazione precaria ed obsoleta del vigneto, ha subito un grosso miglioramento fondiario, che ha coinvolto sia la istemazione del territorio, che la tipologia del sistema d’allevamento del vigneto.

Data la grande pendenza, sono state tolte tutte le terrazze e relative scarpate, creando dei grandi piani obliqui. La coltivazione della vigna é a ritocchino, i filari quindi corrono lungo la linea di massima pendenza, le capezzagne, perfettamente in piano, garantiscono nella manovra la stabilità e la sicurezza passiva al trattore.

Il vigneto si è ispirato ai concetti francesi legati alla produzione di altissima qualità, ma anche ai vigneti esistenti nel Trentino alla fine del secolo scorso.

 

Zeni oggi

All’attualità il contesto famigliare rimane sempre alla base della nostra attività, la produzione si è stabilizzata intorno alle centonovantamila bottiglie ottenute dalla lavorazione di una superficie vitata di circa venti ettari.
Le innovazioni in vigneto in cantina e in distilleria non mancano grazie ad un continuo ammodernamento degli strumenti di lavoro oltre che della formazione professionale.

Nel 1994 la conversione del vigneto Maso Nero inizia a dare i suoi primi frutti riuscendo a dare un’ulteriore impronta qualitativa a vini come la Nosiola, il Sauvignon Blanc,Pinot Nero e Moscato Rosa. Sempre nello stesso anno la volontà di credere in un vitigno e nella massima espressione del territorio ci ha portato a valutare le potenzialità dell’uva Nosiola come base di un vino spumante rifermentato in autoclave: nasce così Arlecchino , vino spumante ottimo come aperitivo ma anche da accompagnare a antipasti e primi piatti a base di molluschi e crostacei.

Negli ultimi anni lo sforzo maggiore si è indirizzato su due fronti; il primo in vigneto, al fine di raggiungere una corretta maturazione dell’uva permettendo così di incantinare una materia prima molto zuccherina e nel caso dei vitigni a bacca rossa con dei tannini morbidi e complessi.
Secondo e successivo fronte è la lavorazione delle uve con la tecnica dell’appassimento e il miglioramento della conduzione della fermentazione alcolica. L’appassimento è una tecnica molto diffusa nel panorama enologico mondiale ma in Trentino non ha mai preso piede, eccezione per la produzione del Vino Santo Trentino.

Nell’anno 1999 si è deciso di attrezzarsi di un discreto numero di “arele” rivisitate in chiave moderna per poter mettere in appassimento l’uva Pinot Bianco; lo scopo era quello di incrementare i profumi di questo vitigno. Da profumi semplici ma eleganti siamo riusciti ad ottenere un bouquet di profumi incredibili quali ananas, albicocca, sentori di miele millefiori oltre che un’importante gradazione alcolica. Nasce quindi la nuova versione del Sortì, prodotto già dal 1976.

I risultati di questo vino ci hanno fatto guardare lontano e con un'altra azione pionieristica nel 2003 siamo andati a vendemmiare qualche quintale di uva Teroldego per essere adagiata su queste arele moderne. Il risultato è stato sorprendente: il colore si concentra ancora e diventa impenetrabile dalla luce, profumo etereo, intenso di piccoli frutti, ribes nero,lamponi,ciliegia,leggermente speziato. Una tecnica quindi pienamente centrata ed utilizzata a due livelli: il Teroldego dopo solo 30 giorni è unito alla riserva di Teroldego Pini mentre quella parte di uva che viene lasciata in appassimento fino a Natale da alla luce Ororosso, ultimo nato di casa Zeni.

Anche in distilleria le novità non sono mancate. Nel 1994 l’alambicco è stato modificato al fine di ottenere un prodotto ancora più puro, fine e in grado di trasmettere i profumi di una vinaccia fresca. Sempre nello stesso anno è stato ampliato il locale di invecchiamento dove viene affinata e invecchiata la grappa Pini; la prima grappa Pini nasce già nel 1984 con soli sei anni di invecchiamento in rovere per passare a quella di 10 anni. Obiettivo del futuro,magari della nuova generazione, sarà quello di una grappa invecchiata 20 anni.